Risarcimento Danno per Malasanità: Guida Veloce

Il risarcimento del danno per malasanità è un argomento rilevante e complesso che impone l’approfondimento di molteplici aspetti.

Il paziente che ha subito un danno alla salute a causa di condotte medico-sanitarie censurabili (negligenti e/o imperite e/o imprudenti), ha diritto a denunciare il suo caso di malasanità e ad ottenere un giusto risarcimento del danno.

Il risarcimento del danno per malasanità è costituito da una somma di denaro con funzione riparatoria del danno alla salute e degli ulteriori danni da quest’ultimo dipendenti (ad esempio: danno morale, esistenziale e patrimoniale).

Il presente contribuito è finalizzato a chiarire le principali questioni connesse alla richiesta di risarcimento del danno per malasanità.

Denunciare un caso di malasanità

La vittima di malasanità si confronta spesso con la solitudine e l’incomprensione del proprio dolore, che va oltre la sfera personale e richiede giustizia. Denunciare la malasanità è un passo cruciale non solo per ottenere il risarcimento, ma anche per condividere il proprio vissuto e rompere l’isolamento imposto dalla situazione.

Cosa non fare

Non è raccomandato rivolgersi alle forze dell’ordine per denunciare un caso di malasanità, poiché ciò potrebbe condurre ad un procedimento penale contro il medico che spesso si conclude con una relazione negativa da parte del consulente medico e l’archiviazione del caso o l’assoluzione del medico stesso.

Questa relazione sfavorevole potrà successivamente essere utilizzata contro il danneggiato in sede di richiesta di risarcimento nel procedimento civile.

Denunciare l’ospedale

È importante sottolineare che, essendo la responsabilità penale di tipo personale, non è possibile denunciare l’ospedale, che è un’articolazione di un’ente non una persona fisica.

Cosa fare

In presenza di un sospetto di malasanità, è essenziale consultare esperti per esaminare i documenti sanitari e valutare la possibilità di ottenere un risarcimento.

Causa contro l’ospedale

È cruciale intentare l’azione legale contro l'ospedale piuttosto che contro i singoli medici, poiché la struttura sanitaria è responsabile per le azioni del personale medico.

Secondo la Legge n. 24 del 2017 (Legge Gelli-Bianco), i medici non sono direttamente responsabili per il risarcimento alla vittima, ma possono essere chiamati a risarcire l'ospedale in caso di grave negligenza.

La suddetta legge ha anche reso più complesso per il paziente dimostrare la colpa del medico, rendendo più strategico agire legalmente solo contro l’ospedale.

A chi rivolgersi per l’analisi preliminare del caso

In caso di sospetto di malasanità, è fondamentale affidarsi a un avvocato specializzato in malasanità

L’avvocato ha l’esclusiva competenza legale sia nelle fasi giudiziali che stragiudiziali dell procedimento di richiesta di risarcimento danni per malasanità.

L’avvocato, con l’ausilio di medici legali e medici specialisti, valuterà la documentazione sanitaria per stabilire un nesso di causa tra l’errore medico e il danno subito dal paziente.

Per una guida su come scegliere l’avvocato adeguato in casi di malasanità, si consiglia la lettura di questo articolo:  “Avvocato Malasanità: 9 Consigli Per Scegliere Quello Giusto”.

L’analisi preliminare: ricerca dei presupposti del risarcimento

Per valutare la sussistenza dei presupposti per ottenere un risarcimento, l’avvocato dovrà avvalersi, in particolare, di medici specializzati nelle branche della medicina coinvolte nel caso specifico.

Per far analizzare il caso al medico specialista, il paziente dovrà consegnare all’avvocato una serie di documenti, tra cui i più importanti sono:

  • cronistoria scritta della vicenda
  • cartelle cliniche
  • referti di visite mediche specialistiche
  • immagini di esami per immagini (TAC, Risonanza magnetica ecc.) con i relativi referti

L’avvocato potrebbe anche chiedere al cliente di sottoporsi ad alcuni esami diagnostici o di effettuare altre visite mediche al fine di acquisire ulteriore documentazione medica necessaria per la valutazione completa del caso.

Qualora i consulenti medici dell’avvocato ritengano che vi siano i presupposti per l’ottenimento del risarcimento, il cliente potrà scegliere di conferire  allo studio legale un incarico scritto e  sottoscrivere il patto sul compenso da versare (a fine pratica) all’avvocato.

I tre presupposti indispensabili per il risarcimento

1 - Rispettare i limiti di tempo

Per richiedere il risarcimento del danno da malasanità, è fondamentale che non siano scaduti i termini previsti dalla legge.

L’avvocato verifica che non siano decorsi i termini, che sono:

  • 10 anni per richieste contro strutture sanitarie o medici autonomi.
  • 5 anni per richieste contro medici dipendenti di strutture sanitarie (ipotesi non consigliata)

Il computo dei termini di prescrizione inizia dal momento in cui il paziente scopre la diagnosi indicante il danno subito per negligenza, che in genere è successiva al momento in cui si è verificato il danno.

2 - Danno alla salute

Il concetto di danno alla salute si riferisce al deterioramento dello stato di benessere mentale e fisico che può essere valutato attraverso un esame medico-legale. Questo tipo di danno può avere un impatto avverso sulle capacità di svolgere attività quotidiane della persona colpita. Tale nozione, che ha origine nella giurisprudenza, è stata incorporata dal legislatore italiano con la legge n. 57/2001, successivamente abrogata ed integrata negli articoli 138 e 139 del codice delle assicurazioni, come spiegato da Marco Rossetti nel suo libro “Il Danno alla Salute”, pubblicato da CEDAM nel 2017.

3 - Condotta medico-sanitaria errata

Per essere risarcibile, il danno da malasanità patito dal paziente deve essere ingiusto, ovvero deve derivare da una condotta medico-sanitaria colposa per negligenza, imprudenza e/o imperizia.

La condotta medica è colposa se non segue le leges artis della medicina, ossia le regole di comportamento stabilite dalle fonti mediche più riconosciute e affidabili.

Collegamento tra condotta medica e danno (nesso causale)

Per ottenere un risarcimento danno per malasanità, è necessario inoltre dimostrare il nesso causale tra la condotta sanitaria illecita ed il danno subito.

Se il danno non è direttamente collegabile ad un errore medico, come nel caso di condizioni preesistenti, non si ha diritto al risarcimento.

Il nesso di causalità si considera sussistente se la probabilità che l’errore medico sia la causa del danno è superiore al 50%.

Inoltre, se nessun fattore che possa aver contribuito alla realizzazione del danno raggiunge un efficacia causale del 51% si può comunque ritenere sussistente il nesso causale se la condotta medica colposa abbia contribuito al danno con una percentuale maggiore rispetto a quella degli altri fattori.

Analisi preliminare: quantificazione dei danni

Nella fase iniziale dell’analisi, è cruciale valutare l’entità del danno per determinare l’ammontare potenziale del risarcimento per malasanità che il cliente potrebbe ricevere.

I metodi per calcolare il risarcimento variano in base alla natura del danno (che sia un danno fisico, per decesso di un familiare, per spese mediche o perdite economiche, danno morale, danno alla qualità della vita, ecc.).  Di seguito sono esposti i criteri principali per la stima dei vari tipi di danno.

  • Quantificazione del danno alla salute (danno biologico): si deve considerare in primo luogo se il paziente aveva problemi di salute preesistenti o meno.

Per i pazienti senza problemi di salute preesistenti, si utilizzano tabelle per correlare la percentuale di inabilità all'età della vittima.

Per i pazienti con problemi di salute preesistenti, si sottrae il valore economico della condizione preesistente da quello attuale.

  • Quantificazione del danno da morte del familiare: si calcola basandosi su fattori come l'età della vittima e del parente superstite, il grado di parentela e la convivenza.
  • Quantificazione del danno esistenziale: generalmente valutato come una percentuale del danno alla salute o morale, intorno al 25-30%.
  • Quantificazione del danno morale: riconosciuto per lesioni fisiche gravi, oltre i 2/3 punti di invalidità, e liquidato separatamente rispetto al danno alla salute ed al danno morale.

Per approfondimenti, si rinvia all’articolo "Calcolo del Risarcimento per Malasanità".

L’invio della richiesta di risarcimento e la conciliazione

Dopo aver stabilito la migliore strategia, si invia una lettera di diffida all’ospedale riassumendo i danni subiti dal paziente e le relative condotte mediche, richiedendo un risarcimento entro un certo periodo.

Il destinatario non è vincolato da scadenze per rispondere né obbligato a farlo, ma di solito si riceve una risposta entro un mese.

Questa può indicare la disponibilità a valutare il caso o rifiutare la richiesta. Spesso si preferisce raggiungere un accordo extragiudiziale, ma la conciliazione è improbabile se l'ente sanitario è in autoassicurazione, poiché l'amministratore non pagherà senza un sentenza che lo condanni.

L’accertamento tecnico preventivo

Se non si raggiunge un accordo conciliativo prima di un processo, è consigliabile avviare una “Consulenza tecnica preventiva”.

Questa procedura, condotta da un consulente tecnico nominato dal giudice, è finalizzata ad analizzare il caso ed alla conciliazione delle parti.

Se la conciliazione non si realizza, la relazione tecnica sarà utilizzata nel successivo procedimento   giudiziario previsto dalla Legge n. 24 del 2017.

Qualora il consulente rilevi profili di responsabilità, non si procederà con ulteriori azioni legali. Al contrario, se la responsabilità è riconosciuta, la relazione potrà essere utilizzata come prova nel procedimento giudiziario di merito finalizzato ad ottenere una sentenza di condanna al risarcimento danni.

La causa alla struttura sanitaria

In caso di malasanità, come sopra indicato, è preferibile agire per il risarcimento contro l’ospedale piuttosto che contro i singoli medici.

Secondo la Legge Gelli (n. 24/2017), entro 90 giorni dal deposito della relazione o dalla scadenza del semestre decorrente dalla data del deposito del ricorso per consulenza tecnica preventiva, deve essere proposto l’eventuale procedimento sommario finalizzato ad ottenere la condanna della struttura sanitaria.

Nel procedimento sommario il giudice può stabilire se sia opportuno proseguire con un procedimento rapido o se, al contrario, sia necessario convertire il rito in ordinario, caratterizzato da una istruzione probatoria piena e più lunga.

In entrambi i casi, la relazione depositata dal consulente del giudice nel precedente procedimento di accertamento tecnico preventivo potrà essere utilizzato come prova piena del proprio diritto.

Al temine del procedimento sommario o ordinario, nel caso di sentenza favorevole, la struttura convenuta sarà obbligata a versare il risarcimento stabilito dal giudice, oltre gli interessi legali calcolati dalla verificazione del danno sino al versamento del risarcimento.

Consulenza legale gratuita

In caso di danni al neonato causate da colpa medica dovrai rivolgerti ad un avvocato specializzato in malasanità.

Gli avvocati per malasanità dello Studio Legale Stefano Gallo (GrdLex) si occupano prevalentemente di danni da parto ed hanno esperienza in casi di danni al bambino causata da di negligenza, imprudenza o imperizia medica durante il travaglio di parto e il periodo neonatale.

Lo Studio Legale Stefano Gallo è sito in Roma segue i propri clienti in tutta Italia.

Analizzeremo  la vicenda del tuo bambino tramite consulenti ginecologi e neonatologi e ti diremo se sia possibile ottenere il risarcimento dei danni.

Il nostro studio paga tutte le spese della procedura ed ha diritto al compenso solo in caso di vittoria.

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