Inthelia Therapeutics sta sviluppando un trattamento innovativo per la sepsi, condizione che in Italia causa circa 70mila decessi all'anno (dati del 2020) pari a 200 decessi al giorno. La ricerca ha permesso di identificare il Cilengitide, un farmaco non antibiotico che ha mostrato risultati promettenti nel prevenire l'infezione e l'insufficienza multiorgano causata dalla sepsi.
I ricercatori dell'Università del Queensland,, in Australia, hanno sviluppato un nuovo farmaco contro la sepsi che ripristina la funzione delle cellule endoteliali vascolari, riducendo l'insufficienza d'organo e la mortalità. Test preclinici su topi e campioni di sangue umano hanno mostrato risultati promettenti. Ulteriori studi sono necessari per confermare l'efficacia sugli esseri umani.
Il nuovo dispositivo citoferetico selettivo, sviluppato dall'Università del Michigan, tratta la sepsi e il danno renale acuto nei bambini in terapia intensiva. Integrato nel circuito di dialisi, inibisce l'eccessiva attivazione dei globuli bianchi, riducendo la mortalità. Studi clinici presso il CS Mott Children's Hospital hanno confermato l'efficacia di questo trattamento innovativo.
Il punteggio Apgar analizza aspetto, frequenza cardiaca, riflessi, tono muscolare e respirazione del neonato permettendo un'immediata valutazione della salute del bambino. Ogni categoria riceve un punteggio da 0 a 2, con un punteggio massimo complessivo di 10. Punteggi superiori a 7 sono generalmente considerati indice di buona salute, mentre valori inferiori possono indicare la necessità di ulteriori cure. Proposto da Virginia Apgar nel 1952, il test rimane ampiamente utilizzato, sebbene sia oggetto di dibattito riguardo alla sua affidabilità in contesti legali.
La sepsi è un’emergenza medica. Bisogna trattarlo come tale. In altre parole, la sepsi dovrebbe essere trattata nel modo più rapido ed efficace possibile non appena viene identificata. Il trattamento prevede la somministrazione rapida di antibiotici e liquidi. Il rischio di morte per sepsi aumenta in media fino al 7,6% per ogni ora che passa prima dell'inizio del trattamento. (Medicina di terapia intensiva).
I pazienti con sepsi grave o shock settico trattati in un'unità di terapia intensiva (ICU) possono sperimentare problemi legati alla malattia e ai farmaci, alla mancanza di sonno e all'eccessiva stimolazione dovuta alla presenza di persone e rumore intorno a loro 24 ore al giorno. Ciò può provocare agitazione, confusione e persino allucinazioni.
Una gravidanza è definita ad alto rischio quando la salute della madre o del bambino è minacciata da complicazioni che richiedono cure speciali. Le cause possono includere condizioni mediche preesistenti come patologie del sangue, ipertensione o diabete, oltre a fattori ambientali come fumo o alcolismo materno. Queste complicazioni possono persistere durante la gestazione e richiedono monitoraggio costante per garantire il benessere di entrambi. Il trattamento prenatale per gravidanze ad alto rischio spesso implica visite più frequenti e l'assistenza di specialisti per gestire rischi potenziali durante il travaglio, che talvolta può richiedere il parto cesareo per tutelare la salute della madre e del bambino.
Quando il cordone cade nella cervice uterina prima che esca il bambino si parla di prolasso del cordone ombelicale. Questa condizione, fortunatamente poco frequente, è una emergenza sanitaria perché il bambino, scendendo nel canale, potrebbe comprimere il cordone interrompendo l'apporto di sangue e ossigeno. In caso di prolasso si osserva una significativa morbilità e mortalità perinatale (fino al 50% dei casi), generalmente a causa di asfissia alla nascita. La gestione del parto con prolasso del cordone prevede l’amnioinfusione e il parto cesareo nei casi più complessi.
Durante la gravidanza il bambino riceve ossigeno tramite la placenta materna; una volta nato, la respirazione diventa autonoma grazie all’apertura dei vasi sanguigni polmonari che portano sangue e ossigeno al bambino. Se ciò non avviene si parla di ipertensione polmonare persistente, condizione abbastanza rara ma molto grave che impedisce al neonato di respirare causando ipossia e lesioni cerebrali. Esistono vari fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di ipertensione polmonare persistente nel neonato: madri con età superiore ai 40 anni, nascita prematura, madri fumatrici, diabetiche, ipertese e altro. Una volta elaborata la diagnosi, mediante ecocardiogramma ed esame fisico, l’intervento deve essere immediato e consiste in una combinazione di ossigenoterapia, ventilazione polmonare, somministrazione di antibiotici e surfactante e altro.
L’ormone che viene prodotto dalla madre quando il bambino sta per nascere, innesca le contrazioni uterine necessarie per l’inizio del travaglio e del parto. In caso di rallentamento o di arresto del travaglio i medici possono somministrare la versione sintetica di tale ormone (che qui per motivi di policy chiameremo "ossitoxina" oppure "o.") per indurre le contrazioni. L’utilizzo di questo farmaco, però, non è privo di rischi, sia perché non è sempre facile individuare la giusta da dose da somministrare, sia perché può indurre sovrastimolazione, condizione che può rallentare o addirittura interrompere il flusso di ossigeno al bambino causando gravi lesioni alla nascita.