In questa pagina:
- Gli errori nella diagnosi: panoramica
- Dati statistici sugli errori diagnostici
- Mancata diagnosi
- Diagnosi errata
- Diagnosi eseguita in ritardo
- La diagnosi differenziale
- Perché si verificano gli errori nella diagnosi
- Prevenire l'errore diagnostico
- L'errore diagnostico senza danno fisico
- I presupposti del diritto al risarcimento
Gli errori nella diagnosi
Gli errori di diagnosi e trattamento costituiscono la prima causa di danni da malasanità. La diagnosi è il processo mediante il quale il medico capisce che cosa sta causando i segni e i sintomi del paziente. Quando il paziente riceve una diagnosi corretta, può essere attuato un trattamento diretto a curare la condizione o ridurne i sintomi.
Una diagnosi sbagliata può comportare esiti molto gravi. Malattie come il tumore possono peggiorare o addirittura divenire incurabili. Condizioni che avrebbero potuto essere evitate possono diventare gravi o mortali. Farmaci non corretti con gravi effetti collaterali potrebbero essere prescritti.
L'errore diagnostico e/o di trattamento può essere considerato negligenza o imperizia medica solo se la diagnosi è effettuata senza rispettare lo standard di cura richiesto dalle leges artis della medicina e dalle buone pratiche mediche. Se la negligenza o l'imperizia medica sono la causa di un peggioramento della condizione di salute del paziente, quest'ultimo ha diritto al risarcimento.
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Dati statistici sugli errori diagnostici
In base a quanto riportato nell'American Journal of Medicine, ogni anno, fino al 15 % dei pazienti subisce danni a causa di errori diagnostici, che includono l'omessa diagnosi, la diagnosi errata e la diagnosi eseguita in ritardo.
Gli errori diagnostici sono relativamente frequenti rispetto ad altri tipi di errori medici come quelli chirurgici e quelli relativi alla somministrazione di farmaci. L'incidenza degli errori diagnostici non è nota, ma è stato stimato possa variare tra il 5% al 15%, a seconda dell'impostazione e del metodo della ricerca.
Gli errori diagnostici più diffusi riguardano:
- embolia polmonare
- malattie cardio-vascolari
- aneurisma aortico addominale
- appendicite
- condizioni associate all'addome acuto
Possono, tuttavia, verificarsi ritardi od omissioni anche nella diagnosi delle seguenti patologie:
- polmonite
- insufficienza cardiaca congestizia
- insufficienza renale acuta
- perforazione dell'intestino
- occlusione intestinale
- infezioni
Nello studio Harvard Medical Practice, l'errore diagnostico rappresenta il 17% degli errori prevenibili nei pazienti ospedalizzati, e una revisione sistematica di studi autoptici che copre quattro decenni ha rilevato che circa il 9% dei pazienti è stato oggetto di un grave errore diagnostico che è andato inosservato mentre il paziente era vivo.
Gli errori diagnostici sono la principale causa del contenzioso da responsabilità professionale medica e la principale causa di eventi avversi prevenibili negli ospedali. Medici, infermieri e amministratori di strutture sanitarie stanno lavorando per prevenire gli errori medici, identificando i processi difettosi, sistemi di cambio, e la costruzione di squadre di lavoro. Tuttavia, la diagnosi è un lavoro solitario, che spesso coinvolge un singolo medico, e può essere meno emendabile rispetto ad altri tipi di errori in seguito a cambiamenti di sistema e al lavoro di squadra.
L'errore cognitivo più comune è la chiusura prematura del processo diagnostico, omettendo di far rientrare la diagnosi corretta nemmeno tra le possibilità
Mancata diagnosi
Se la diagnosi non viene eseguita, al paziente non viene prescritto il farmaco o il trattamento necessario per affrontare con successo la malattia. Come risultato, il paziente può soffrire inutilmente mentre sua condizione peggiora, a volte sino ad uno stadio in cui il trattamento medico diventa inutile.
Esempio: Morbo di Parkinson
Il Sig. Mario Rossi è un uomo di 55 anni. Da circa tre mesi accusa tremori alle mani, stanchezza, difficoltà di deglutizione e problemi di coordinamento ed equilibrio ("instabilità posturale").
Il medico di famiglia lo invia ad un neurologo che al termine della visita afferma che non era era presente alcuna condizione e che i sintomi lamentati derivano da stress, lavoro eccessivo e obesità. Prescrive quindi miorilassanti.
Un mese dopo, al persistere dei sintomi, il Sig. Rossi ottiene un secondo parere da un altro neurologo. Quest'ultimo, dopo aver analizzato i sintomi e raccolto l'anamnesi del paziente, ordina scansione PET, risonanza magnetica e TAC. Una settimana dopo, il medico convoca il Sig. Rossi nel suo studio dove lo informa che tutti i test hanno indicato la presenza del morbo di Parkinson.
Nell'esempio precedente, il primo neurologo si è comportato in maniera imprudente e negligente. Ha completamente omesso di diagnosticare una malattia della quale avrebbe dovuto riconoscere i sintomi. In conseguenza di tale errore, il Sig. Rossi potrebbe chiedere il risarcimento del danno da malasanità?
La risposta è incerta. Perchè si abbia diritto al risarcimento in seguito ad una mancata diagnosi è necessaria la contemporanea presenza di due elementi:
- Condotta medica censurabile
- Danno causato dalla condotta
Nel caso di cui sopra, la condotta censurabile è presente è consiste nel completo fallimento da parte del neurologo di riconoscere i sintomi del morbo di Parkinson. Per poter aver diritto al risarcimento, il Sig. Rossi deve essere, tuttavia, in grado di dimostrare che la mancata diagnosi gli abbia provocato danni.
I danni patiti dal Sig. Rossi possono includere l'ansia che della mancata diagnosi gli ha causato negli ultimi mesi e il compenso corrisposto al primo neurologo. L'errore diagnostico del primo neurologo non ha, tuttavia causato la malattia (la malattia esisteva da prima) né determinato un un aggravamento della stessa (il Sig. Rossi si è rivolto ad un altro neurologo, il quale ha posto la diagnosi corretta e attuato un corretto trattamento).
Modifichiamo un po' i fatti. Ipotizziamo che il Sig. Rossi abbia, invece, fatto affidamento sulla diagnosi del primo neurologo e, prima di rivolgersi al secondo neurologo, abbia assunto i miorilassanti prescritti per un anno, durante il quale i sintomi sarebbero peggiorati.
In tal caso, il paziente avrebbe sofferto il dolore e il disagio associato ai sintomi del morbo di Parkinson per un periodo. Se da un lato è vero che il primo neurologo non ha causato il morbo di Parkinson, è tuttavia vero che se l'avesse tempestivamente e correttamente diagnosticato avrebbe evitato un anno di disagio e dolore associato al mancato trattamento. In tale scenario, il danno del Sig. Rossi consisterebbe in un vero e proprio peggioramento della condizione di salute.
Diagnosi errata
La diagnosi errata si verifica quando il medico non riesce a riconoscere i sintomi che sono chiaramente attribuibili ad una data malattia, attribuendoli, invece, ad una malattia diversa. In tale ipotesi, la malattia reale potrebbe non essere trattata, con conseguente peggioramento dei sintomi e della condizione, che potrebbe cronicizzarsi.
In seguito all'errore diagnostico è, inoltre, possibile che vengano prescritti farmaci e trattamenti non necessari, che possono avere gravi effetti collaterali, o provocare condizioni mediche del tutto estranee alla condizione di cui il paziente è realmente affetto. Mentre il medico cura la malattia sbagliata, quella reale può peggiorare fino al punto in cui un eventuale trattamento potrebbe rivelarsi inefficace, anche se effettuato in seguito alla diagnosi corretta.
Esempio: Celiachia
Caia è una donna di venticinque anni che, negli ultimi due mesi, ha avvertito mal di stomaco, crampi, nausea e subito perdita di peso. Rivoltasi ad un medico, completa un questionario riguardante eventuali malattie familiari nel quale indica chiaramente che nella sua famiglia vi erano casi di "celiachia". Il medico, acquisita l'anamesi della paziente ed esamianatine i sintomi pone la diagnosi di ulcera peptica.
Se il medico avesse letto il questionario completato da Caia, avrebbe notato che nella sua famiglia era presente una storia di celiachia. Invece, prescrive claritromicina e metronidazolo; due antibiotici molto potenti.
Sei mesi più tardi, dopo l'assunzione di antibiotici due volte al giorno, Caia comincia a manifestare itterizia, gonfiore ed avvertire mal di schiena, altre agli gli stessi sintomi che aveva al tempo della visita medica. Dopo essersi sottoposta a visita da parte di un internista ed effettuati alcuni esami, Caia riceve la diagnosi di insufficienza epatica. L'internista indica che la causa diretta di tale condizione è stata l'assunzione di antibiotici.
Radiografia e TAC rivelano che Caia non ha avuto un'ulcera, né era probabile che lei ne avesse una sei mesi prima, quando il primo medico le aveva diagnosticato un'ulcera peptica.
Inoltre, i sintomi originali di Caia sono ancora presenti, e sembrano peggiorare. Il suo internista ordina una colonscopia, che rivela tutti i villi del rivestimento del suo intestino sono stati distrutti. La causa principale di tale esito è stata l'ingestione di garminacei (la celiachia può essere controllata evitando grano e altri prodotti contenenti glutine).
Si tratta di un chiaro caso di malasanità derivante da diagnosi errata. Il primo medico aveva diagnosticato una malattia diversa da quella di cui Caia era realmente affetta, la celiachia. Tale condizione, in mancanza di trattamento, danneggiava il suo fegato e causando dolore e sofferenze inutili.
Diagnosi eseguita in ritardo
Il ritardo nella diagnosi si verifica quando il medico non riesce a riconoscere tempestivamente i sintomi del paziente. Di conseguenza, la condizione del paziente peggiora. In alcuni casi, la diagnosi effettuata in ritardo può causare la progressione della malattia fino ad un "punto di non ritorno." La diagnosi tempestiva, invece, consente di fornire un trattamento appropriato ed ottimizzare le chance di sopravvivenza e di guarigione del paziente
Esempio: cancro alla prostata
Tizio è un uomo di sessanta anni che lamenta dolore del tratto urinario, stanchezza insolita, e dolore persistente nella regione pelvica. Invece di riconoscere eventuali sintomi del cancro alla prostata, anche in considerazione di una storia di cancro alla prostata nella famiglia del paziente, il medico gli prescrive farmaci antidolorifici e gli suggerisce di dormire di più.
Otto mesi più tardi, in conseguenza del peggioramento dei sintomi sopra descritti, Tizio si reca nuovamente suo medico. Questa volta, preoccupato per la possibilità di cancro alla prostata, il medico esegue un esame rettale digitale ed ordina un test del PSA al fine di individuare l'antigene specifico della prostata. I livelli di tale antigene risultano essere di otto per millilitro di sangue, indicando una stadio avanzato di cancro della prostata.
Come diretta conseguenza della diagnosi ritardata, Caio ha dovuto sottoporsi ad una chemioterapia radicale, tipo di trattamento che avrebbe potuto evitare se la diagnosi fosse stata tempestiva.
La diagnosi differenziale
Alcune malattie, i cui sintomi possono essere causati da una serie di fattori, sono molto difficili da diagnosticare. Anche i migliori medici, dopo aver analizzato i sintomi di un determinato paziente, potrebbero porre diagnosi completamente diverse tra loro.
Per ridurre al minimo le diagnosi sbagliate, la maggior parte dei medici seguono correttamente il "metodo differenziale". Utilizzando questa tecnica, un medico forma una lista di possibili diagnosi che potrebbero essere attribuite ai sintomi del paziente. Quindi ordina esami volte a diagnosticare le condizioni ipotizzate. Si procede quindi per esclusione finché è identificata la malattia di cui il paziente è realmente affetto.
Se il metodo differenziale è stato storicamente il modo più efficace per diagnosticare una malattia, vi sono occasioni in cui il medico, per varie ragioni, esita ad usarlo.
Prevenire l'errore diagnostico
Dato che molti errori diagnostici sono causati da pregiudizi sottili nei processi di pensiero dei clinici, alcuni errori diagnostici possono essere evitati attraverso sistemi per mitigare gli effetti di queste distorsioni e fornire ai medici informazioni obiettive da utilizzare nel processo decisionale. I medici sono spesso a conoscenza di errori diagnostici che hanno commesso, in particolare se non hanno l'opportunità di vedere come le loro diagnosi si è rivelata nel tempo.
Purtroppo, non esistono ancora sistemi di supporto decisionale o di feedback affidabili. Uno dei primi usi della tecnologia dell'informazione in medicina è stata di supporto alle decisioni per la diagnosi clinica, in particolare per condizioni notoriamente ad alto rischio e difficili da diagnosticare, come l'infarto acuto del miocardico. Tuttavia, non è stato ancora dimostrato che il supporto decisionale diagnostico computerizzato possa migliorare l'accuratezza diagnostica generale, anche se in questo settore la ricerca attiva continua.
La tecnologia dell'informazione ha, tuttavia, migliorato la capacità dei medici di seguire il test diagnostici in modo tempestivo, che dovrebbe ridurre l'incidenza di diagnosi in ritardo. Protocolli strutturati per triage telefonico, il lavoro di squadra, la formazione in comunicazione e una maggiore supervisione dei tirocinanti possono anche portare a una migliore performance diagnostica. Tuttavia, studi che hanno valutato l'effetto di questi interventi sui tassi di errore di diagnostica sono carenti.
Infine, negli USA si stanno facendo gradi sforzi per insegnare a medici e tirocinanti alcuni aspetti rilevanti della psicologia cognitiva. L'obiettivo principale è quello di coinvolgere i medici nella "meta-cognizione" (riflettere sul loro modo di pensare). Una revisione sistematica del 2016 ha trovato prove che queste strategie possono migliorare il ragionamento diagnostico dei medici in ambienti simulati. Recenti revisioni sistematiche hanno valutato la base di conoscenze di interventi per evitare errori e sistemi cognitivi, problemi che possono portare ad errori diagnostici.
Perchè si verificano gli errori nella diagnosi
Una diagnosi sbagliata può avere conseguenze devastanti per i pazienti affetti da gravi patologie e malattie.
Quando un paziente riceve una diagnosi errata, il trattamento corretto non viene posto in essere, con conseguente peggioramento della reale condizione di cui il paziente è affetto. Molti persone si chiedono come ciò potrebbe mai accadere. La verità è che la diagnosi è ancora una scienza in via di sviluppo.
Anche un medico attento e competente, spesso a causa della disorganizzazione ospedaliera e dei carichi di lavoro faticosi, può compiere i seguenti errori diagnostici a causa delle seguenti circostanze:
- Omissione nell'ordinare lo screening adeguato per le malattie e le malattie
- Scorretta interpretazione dei risultati di test di laboratorio
- Omissione nell'inviare i pazienti al medico specialista appropriato
- Mancata esecuzione di un adeguato follow up
- Mancata individuazione di una malattia rara. Se il medico non è ben informato su di una certa condizione, sarà molto difficile per lui o lei a diagnosticarla.
- Mancata prescrizione di esami adeguati. A volte i medici non ordinano i controlli necessari convincendosi di una diagnosi specifica.
- Interpretazione erronea dei risultati di esami. Il medico può ordinare i tipi di esami corretti, ma lui o un radiologo o altro tecnico potrebbero interpretarne letto male i risultati. Questa è una causa comune di diagnosi ritardata pure.
Errore diagnostico senza danno fisico
L'errore diagnostico non sempre mette la salute del paziente in pericolo. Le persone spesso chiedono se sia possibile citare in giudizio un medico che abbia commesso un errore innocuo. La risposta è no. Anche se la Corte di Cassazione ritiene che derivi un danno risarcibile anche dal'errore diagnostico in sé, in conseguenza della lesione del diritto costituzionale all'autodeterminazione, è sconsigliabile fare richieste di risarcimento del danno in mancanza di un danno anche fisico.
I presupposti del diritto al risarcimento
Se una diagnosi errata provoca un aggravamento della condizione di salute del paziente, quest'ultimo potrebbe avere diritto ad un risarcimento del danno da malasanità. Il risarcimento può essere ottenuto solo se si verifichino i seguenti presupposti:
- Il paziente abbia subito un danno alla salute
- Vi sia un nesso causale tra tale danno e la condotta medica
- Il medico o la struttura sanitaria non possano provare di aver correttamente adempiuto l'obbligazione sanitaria
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Il risarcimento può essere ottenuto sono se vi siano i presupposti sopra descritti. Un attenta analisi del caso da parte di medici legali esperti è, perciò, fondamentale.
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