In caso di complicazioni durante il parto può essere praticata l’episiotomia, una incisione tra l’apertura vaginale e l’ano che facilita la nascita del bambino. Per molti anni questa pratica chirurgica è stata eseguita di routine durante i parti vaginali per prevenire le lacerazioni vaginali durante il parto. Tuttavia, negli ultimi decenni, diversi studi hanno sconsigliato questa pratica, indicandola solamente in determinate situazioni di emergenza. Questo perché, come tutti gli interventi chirurgici, le complicazioni e gli effetti collaterali che talvolta si verificano immediatamente dopo, possono colpire la donna anche a lungo termine compromettendone gravemente la vita quotidiana. Esistono tecniche e metodi preparto che possono essere praticate per ridurre il rischio sia di subire lacerazioni gravi che di subire un intervento di episiotomia.
Il cordone ombelicale collega il bambino alla placenta durante tutta la gravidanza garantendo il rifornimento di nutrienti e ossigeno. All’interno del cordone sono presenti due arterie e una vena; se questi vasi si trovano in prossimità del canale del parto, si parla di vasa previa. La diagnosi precoce di questa condizione (generalmente effettuata mediante ecografia transvaginale) è fondamentale poiché è necessario far nascere il bambino con un parto cesareo programmato per prevenire la rottura dei vasi sanguigni del cordone. Viceversa, se il bambino nasce per via vaginale, va incontro a rottura dei vasi con conseguente emorragia, spesso fatale.
È importante che ogni donna incinta effettui le visite prenatali necessarie per monitorare l’andamento della gravidanza e lo stato di salute del bambino. Durante le visite, il medico valuterà quali esami eseguire, alcuni di routine, altri più specifici. A seconda dell’età materna e di altri fattori di rischio (storia familiare di patologie cromosomiche, preeclampsia, diabete gestazionale e altro), infatti, la donna può essere sottoposta a particolari esami per escludere determinate patologie. Tra i test prenatali generalmente eseguiti durante le visite prenatali troviamo: ecografie, test genetici, curva glicemica, test per lo streptococco del gruppo B e, nell’ultima fase della gravidanza, monitoraggio della frequenza cardiaca e del movimento fetale.
Le conseguenze dell’impatto subito da una donna incinta in seguito a incidente stradale possono essere: distacco della placenta, parziale o totale, rottura uterina e shock materno. Questi eventi causano indirettamente danni al feto e, nei casi più gravi, determinano la morte del bambino. Il feto può subire anche lesioni dirette riportando un trauma cranico. È importante che la donna incinta, soprattutto nelle fasi più avanzate della gravidanza, utilizzi il meno possibile l’automobile e, in caso, allacci sempre le cinture di sicurezza.
L’herpes è una condizione causata dal virus dell’Herpes simplex, di tipo 1 o di tipo 2 (HSV-1 e HSV-2). Nel primo caso l’infezione si manifesta con vesciche febbrili sul viso e intorno alla bocca, nel secondo si osservano lesioni genitali. Dopo una prima infezione (che può essere sintomatica o meno), il virus può rimanifestarsi nello stesso individuo (infezione ricorrente). Il virus può essere trasmesso anche dalla donna incinta al proprio bambino; durante il passaggio nel canale del parto (nel caso dell’HSV-2) o dopo la nascita con il contatto diretto con una persona infetta (HSV-1). Se il neonato contrae l’HSV-1 il trattamento consiste nell’applicazione di creme antivirali; nel caso dell’HSV-2 la situazione è più complessa e pericolosa poiché, a causa del sistema immunitario ancora immaturo del neonato, l’infezione può diventare sistemica e raggiungere il cervello causando anche la morte.
Macrosomia fetale è un termine per indicare un feto eccessivamente grande (7kg in media al momento del parto) prima della nascita. Predisposizione genetica o diabete materno sono fattori di rischio di questa condizione che, se non diagnosticata tempestivamente, può avere gravi conseguenze sul bambino e sulla madre. La diagnosi di macrosomia fetale (mediante controllo ecografico, misura del livello di liquido amniotico o misura dell’altezza del fondo) è una chiara indicazione per il parto cesareo programmato, così da evitare lesioni alla nascita in caso di blocco nel passaggio del bambino attraverso il canale del parto.
Per morte materna si intende la morte della madre in gravidanza o fino a 42 giorni dopo il parto; in caso di morte entro un anno dal parto si parla di morte materna correlata. Una carenza di visite prenatali, uno stile di vita non sano, così come una età materna superiore ai 35 anni sono solo alcuni dei fattori di rischio per questo terribile evento. Visite prenatali rigorose e assidue, così come uno stile di vita sano prima, durante e dopo la gravidanza possono ridurre drasticamente la probabilità che questo evento si verifichi.
I difetti congeniti alla nascita sono anomalie fisiche o funzionale causate da patologie genetiche o cromosomiche. I difetti congeniti più comuni sono quelli che causano patologie cardiache, la sindrome di Down, malformazioni orofacciali come il labbro leporino e la palatoschisi, la spina bifida, il piede torto, la fenilchetonuria, la sindrome di Edward e la paralisi di Bell. Attività fisica regolare, uno stile di vita sano e un utilizzo controllato di farmaci durante la gravidanza possono diminuire la probabilità che il bambino nasca con difetti congeniti.
La spina bifida è un difetto congenito causato dalla chiusura anomala del tubo neurale nel feto in via di sviluppo, causa di malformazioni a livello della colonna vertebrale e del midollo spinale. Esistono tre tipi di spina bifida, caratterizzati da differenti livelli di gravità e prognosi. Lo screening prenatale permette la diagnosi precoce di questa patologia; post-nascita la diagnosi è fatta mediante osservazione di una fossetta anomala sulla schiena o con l’aiuto di indagini strumentali (risonanza magnetica etc.). Le cause della spina bifida non sono note, ma una serie di fattori di rischio aumentano la probabilità che il feto nasca con questo difetto. Spesso, sia la chirurgia che la fisioterapia possono contribuire al trattamento di questa patologia. Nel caso il difetto non sia stato diagnosticato in gravidanza, la famiglia del neonato e e quest'ultimo possono aver diritto ad un risarcimento, gli uni per nascita indesiderata od entrambi per danno biologico e danni correlati.
Tutti sanno che bere alcol in gravidanza (anche in piccole quantità) può avere gravi effetti sul feto. Un uso elevato di alcol, infatti, può determinare la Sindrome alcolica fetale ed Effetti dell’alcol sul feto, con conseguenti disturbi neurologici (ritardo mentale, difficoltà di apprendimento etc) e difetti congeniti (malformazioni degli organi vitali e caratteristiche fisiche riconoscibili). Non bere alcol in gravidanza è l’unica forma di prevenzione.