Nuove terapie contro la sepsi

I ricercatori dell'Università del Queensland, in Australia, hanno sviluppato un nuovo farmaco contro la sepsi che ripristina la funzione delle cellule endoteliali vascolari, riducendo l'insufficienza d'organo e la mortalità. Test preclinici su topi e campioni di sangue umano hanno mostrato risultati promettenti. Ulteriori studi sono necessari per confermare l'efficacia sugli esseri umani.

Nuove terapie contro la sepsi

Inthelia Therapeutics, un'azienda biofarmaceutica in fase clinica specializzata nello sviluppo di trattamenti personalizzati per le infezioni gravi, sta sviluppando un nuovo trattamento per la sepsi.

In Italia sono state 70mila nel 2020 in Italia le morti per sepsi, pari a 200 decessi al giorno. Nel mondo, invece, si verificano ogni anno circa 50 milioni di nuovi casi con 11 milioni di decessi; l'incidenza della sepsi aumenta annualmente dell'8-10%.

I sintomi tipici della sepsi sono la rapida insorgenza di febbre alta, tachicardia, respirazione accelerata, dolore, pelle pallida o screziata e sensazione generale di malessere. Sia la diagnosi precoce che il trattamento ospedaliero immediato con antibiotici sono essenziali per affrontare questa condizione estremamente pericolosa per la vita.

Gli studi condotti dal professor Steve Kerrigan della facoltà di farmacia e scienze biomolecolari del Royal College of Surgeons in Ireland, fondatore e direttore scientifico di Inthelia Therapeutics, hanno portato a una nuova promettente scoperta nel trattamento della sepsi.

La sepsi origina da un'infezione primaria causata dall’entrata di batteri nel flusso sanguigno. Semplici infezioni del tratto urinario, polmonite, appendicite o anche un semplice taglio, graffio o lesioni della pelle, se non curate, possono causare la sepsi determinando rapidamente insufficienza multiorgano. In molti casi, a causa dell’antibiotico resistenza e del ritardo nell'identificazione del tipo di batterio che causa l'infezione, gli antibiotici non sono efficaci.

Gli studi condotti presso il Royal College of Surgeons in Ireland hanno identificato un farmaco non antibiotico, il Cilengi (di cui oscuriamo parzialmente il nome a causa delle policy del motore di ricerca) che può bloccare l’infezione allo stadio iniziale. La ricerca preclinica ha evidenziato la capacità di questo farmaco di bloccare tutti i patogeni che causano la sepsi dalle fasi iniziali fino alla progressione della malattia. Il farmaco, inoltre, impedisce che la sepsi causi disfunzione d’organo.

Sono in corso ulteriori ricerche anche sul ruolo del Cilengi nel trattamento del COVID-19, in quanto risultati preliminari indicano che questo farmaco potrebbe svolgere un ruolo importante nell'impedire al virus di legare le cellule dei polmoni e dei vasi sanguigni, meccanismo alla base dei sintomi respiratori del long COVID.

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