Il termine monitoraggio fetale si riferisce generalmente al processo di ascolto e interpretazione del battito cardiaco del bambino durante il travaglio e il parto. Medici e infermieri osservano e interpretano i tracciati cardiaci del feto per valutare se il bambino è sottoposto a eccessivo stress e decidere se è necessario intervenire durante il parto.
Storia del monitoraggio fetale
I primi tentativi documentati di monitoraggio fetale risalgono al XVII secolo circa, quando diversi medici europei iniziarono a sostenere la pratica di posizionare un orecchio sulla pancia della madre incinta per ascoltare la frequenza cardiaca del bambino. I medici, quindi, sanno da molto tempo che la frequenza cardiaca fetale durante la gravidanza fornisce una buona lettura della salute generale del bambino. Fu solo dopo l’invenzione dello stetoscopio agli inizi del 1800 che la tecnica del monitoraggio intermittente del battito cardiaco fetale durante il travaglio divenne una pratica comune che continuò fino a quando nel 1906 in Germania fu sviluppato un primo elettrocardiogramma fetale.
Durante i primi anni, però, il monitoraggio fetale veniva utilizzato principalmente per verificare se il bambino fosse ancora vivo e non per valutare eventuale stress fetale durante il travaglio. Nel 1958 un medico dell’Università di Yale pubblicò uno studio innovativo che per primo spiegava come rilevare lo stress fetale attraverso il monitoraggio cardiaco continuo, contribuendo allo sviluppo di nuovi e più avanzati dispositivi di monitoraggio fetale prenatale.
All'inizio degli anni '70, la prima generazione di dispositivi elettronici per il monitoraggio fetale continuo apparve negli ospedali degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale, segnando una vera svolta nel processo medico del parto. Nel 1980, secondo uno studio, i dispositivi elettronici per il monitoraggio fetale venivano utilizzati nel 45% dei parti ospedalieri e solo 10 anni dopo nell'85% dei parti. Oggi questi dispositivi sono più avanzati ed estremamente accurati e vengono utilizzati in oltre il 95% di tutti i parti ospedalieri.
Monitoraggio fetale elettronico oggi
Il monitoraggio elettronico fetale, o cardiotocografia, è il metodo più avanzato e accurato poiché monitora sia la frequenza cardiaca fetale che le contrazioni della madre. Al suo interno, uno speciale dispositivo ad ultrasuoni viene utilizzato per monitorare il battito cardiaco del bambino e un sensore di pressione misura le contrazioni uterine.
Entrambi i dispositivi esterni sono integrati in strisce di monitoraggio regolabili fissate attorno alla pancia della madre come una cintura: la striscia cardiaca fetale è fissata attorno al centro dell'addome mentre la striscia che misura le contrazioni nella parte superiore dell'addome.
Entrambe le strisce sono collegate a un terminale di monitoraggio che visualizza la frequenza cardiaca fetale e le contrazioni materne sullo schermo di un computer o su una stampa che riporta i tracciati che forniscono informazioni fondamentali sul livello di stress a cui è sottoposto il bambino durante il travaglio e il parto. Questo sistema identifica la normale frequenza cardiaca di base e tiene traccia di come il ritmo della frequenza accelera e decelera durante ciascuna contrazione indicando agli operatori sanitari se c’è stress fetale o ipossia.
Come leggere i tracciati cardiaci fetali
Affinché il monitoraggio fetale sia uno strumento efficace nel prevenire potenziali lesioni ai bambini durante il parto, i medici e gli infermieri in sala parto devono monitorare adeguatamente e interpretare accuratamente i tracciati, la lettura dei quali può essere alquanto complicata e soggettiva. Inizialmente gli operatori sanitari tendevano a interpretare i tracciati in modo molto diverso tra loro in base al background scientifico e alla formazione.
Recentemente, al fine di standardizzare l’interpretazione dei tracciati del monitoraggio, sono state sviluppate delle linee guida che classificano i tracciati in 3 categorie: i tracciati di categoria I sono considerati normali o "rassicuranti" e indicano che il bambino sta bene; i tracciati di categoria II sono descritti come "non rassicuranti" e indicano che potrebbe essere necessario che il medico intervenga per prevenire danni al bambino. I tracciati della categoria III sono considerati "preoccupanti" e richiedono un intervento di emergenza immediato. Le tabelle seguenti elencano alcuni dei modelli di categoria II e II:
- Categoria II
- Frequenza cardiaca molto rapida (tachicardia)
- Frequenza cardiaca molto lenta (bradicardia)
- Decelerazioni cardiache variabili
- Decelerazione tardiva dopo la contrazione
- Categoria III
- Decelerazioni tardive continue senza variabilità
- Bradicardia grave e prolungata
- Andamento sinusoidale
L'intervallo cardiaco basale normale, misurato nel periodo di riposo tra le contrazioni, è compreso tra 120 e 160 battiti al minuto; pertanto, si parla di bradicardia quando la frequenza cardiaca basale è inferiore a 120 per un periodo superiore ai 10-15 minuti e di tachicardia quando una frequenza cardiaca è superiore a 160 per un periodo superiore ai 10-15 minuti.
La decelerazione si riferisce al modo in cui la frequenza cardiaca fetale rallenta dopo una contrazione. Durante una contrazione uterina, la frequenza accelera a causa della compressione della placenta mentre i muscoli dell'utero materno spingono il bambino attraverso il canale del parto. Quando la contrazione termina, la frequenza cardiaca del bambino normalmente rallenta secondo uno schema lento e uniforme per poi ritornare alla frequenza cardiaca di base. Se la frequenza non decelera dopo una contrazione, è molto probabile che il bambino sia sotto stress.
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