L’artrite si manifesta come una degenerazione della cartilagine articolare, verificatasi in seguito a una pressione costante o a un infortunio. Movimenti ripetuti possono anch’essi essere causa di tali effetti. La cartilagine permette alle articolazioni di muoversi facilmente e agevolmente, ma nel momento in cui inizia a deteriorarsi, provoca l’aumento delle dimensioni e del peso delle ossa. L’artrite colpisce soprattutto alcune zone del colpo come fianchi, ginocchia, gomiti, dita e pollici. Provoca dolore, rigidità e difficoltà nei movimenti. Vi sono alcune attività che contribuiscono, più di altre, allo sviluppo della malattia: utilizzo di strumenti o macchinari a percussione, come il trapano; attività che sforzano le articolazioni spingendo il movimento articolatorio al suo limite; azioni e sforzi ripetuti; impatti ripetuto su un’articolazione. Nel caso in cui la propria occupazione lavorativa includesse una delle suddette attività, sarebbe oppotuno
tutelarsi dagli eventuali rischi derivanti da infortuni o dallo sviluppo di malattie come l’artrite. Chiunque si renda conto di aver sviluppato questa patologia, dovuta ad un infortunio o ad un eccessivo sforzo, e abbia il sospetto che tale condizione sia stata causata dalla propria attività lavorativa, potrebbe aver diritto ad ottenere un risarcimento.
RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO
I datori di lavoro, in particolare riguardo gli ambiti lavorativi in cui la probabilità di sviluppare tale malattia è maggiore, hanno l’obbligo di attuare le misure necessarie per minimizzare tali rischi. Tuttavia, se tali misure non vengono concretizzate, o vengono messe in atto in maniera errata, si mette a rischio la salute dei dipendenti. Se in conseguenza di ciò il lavoratore abbia sviluppato artrite, il datore di lavoro potrà essere tenuto a versargli il relativo risarcimento.