Lesioni al cervello: guarigione e riabilitazione

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I tempi e l’entità della guarigione da una lesione al cervello variano notevolmente, anche tra pazienti con lesioni molto simili. La maggior parte dei processi di recupero comincia entro i sei mesi o, al massimo, un anno dal trauma.

Guarigione e riabilitazione

Esistono prove che dimostrano come le cellule del cervello si ricreano continuamente durante la vita. Una speranza in più.

Studi recenti hanno rivoluzionato il pensiero comune circa i traumi cerebrali. Ci sono oggi prove secondo cui le cellule del cervello si ricreano continuamente, lungo il processo vitale. Le ricerche al riguardo mirano a far crescere e a rimpiazzare le cellule mancanti del tessuto cerebrale, dando qualche speranza in più ai pazienti e alle famiglie vittime di danni all’encefalo.
I tempi e l’entità della guarigione da una lesione al cervello possono variare notevolmente anche tra pazienti con lesioni molto simili tra di loro.

La maggior parte dei processi di recupero da lesioni al cervello comincia entro i sei mesi o, al massimo, un anno dal trauma. Tuttavia, studi al riguardo indicano che le problematiche di un paziente che ha subito un grave danno cerebrale possono presentarsi anche a distanza di dieci anni o più dal trauma. Il ritmo e, quindi, anche il grado di guarigione possono migliorare con un’appropriata riabilitazione psichica e cognitiva.
I livelli di guarigione vengono spesso misurati nei programmi di riabilitazione attraverso l’uso della scala Rancho Los Amigos.

Scala Rancho Los Amigos

È stata viluppata da medici del Rancho Los Amigos Hospital in California per valutare i livelli di recupero cognitivo di una persona che ha avuto un trauma cranico e sta recuperandosi da un coma. È utile soprattutto durante le prime settimane o mesi dopo il trauma. È suddivisa in dieci livelli che corrispondono a una determinata funzione cognitiva e al corrispondente grado di assistenza necessari.

LIVELLO I. NESSUNA RISPOSTA: ASSISTENZA TOTALE
In questo stadio si verifica l’assenza totale di cambiamenti comportamentali nel momento in cui il paziente viene posto davanti a stimoli che concernono la vista, l’udito, il tatto, il sistema vestibolare e la capacità di percepire.

LIVELLO II. RISPOSTA GENERALIZZATA: ASSISTENZA TOTALE
Il paziente fornisce risposte generalizzate, date per riflesso a stimoli di dolore.
Il paziente risponde a stimoli uditivi alternando alti e bassi.
Risponde agli stimoli esterni con repentini sbalzi psicologici, movimenti grossolani e risposte più o meno decise.
Le risposte di cui sopra potrebbero non variare allo stimolo di diversi sensi e potrebbero essere significativamente rallentate.

LIVELLO III. RISPOSTE LIMITATE: ASSISTENZA TOTALE
Il paziente in questo stadio è silenzioso, tutt’al più produce lievi vocalizzi in risposta a stimoli di dolore.
Si gira e evita gli stimoli uditivi.
Batte gli occhi quando delle luci forti attraversano il proprio campo visivo.
Reagisce al malessere tirandosi via i fili e gli altri strumenti cui è attaccato.
Risponde in maniera vaga e poco ragionata a dei semplici comandi.
Ribatte in maniera vagamente diretta a seconda dei tipi di stimoli.
Potrebbe rispondere a qualcuno, ad esempio ai familiari, ma non agli altri.

LIVELLO IV. – RISPOSTA CONFUSA E AGITATA: MASSIMA ASSISTENZA
Il paziente potrebbe essere in stato di allerta e irrequietezza.
Potrebbe mostrare tentativi di rimozione dei tubi o altri strumenti e decidere di scivolare fuori dal letto.
Potrebbe svolgere attività motorie come sedersi, prendere qualcosa o camminare ma senza un motivo preciso e senza che gli sia stato richiesto.
Mostra brevi momenti, di solito non intenzionali, di attività ragionate, palesando un’attenzione poco costante.
Presenta mancanza di memoria a breve termine.
Si comporta con pianti e grida spropositate come conseguenza di stimoli, anche dopo la loro cessazione.
Potrebbe comportarsi in maniera aggressiva e tesa.
Potrebbe presentare cambi repentini d’umore, passare dallo stato euforico a quello ostile, senza un apparente motivo.
Non collabora con le cure offertegli.
Le brevi affermazioni che riesce a fare sono spesso incoerenti e/o inappropriate all’attività e alle circostanze.

LIVELLO V – RISPOSTE CONFUSE, INAPPROPRIATE MA NON IN STATO D’AGITAZIONE: MASSIMA ASSISTENZA
Il paziente potrebbe mostrarsi in stato d’allerta ma non agitato, manifestando la vaga intenzione di andare a casa.
Potrebbe agitarsi in risposta a stimoli esterni e/o in mancanza di situazioni circostanti appropriate.
È disorientato con le persone, tempi e luoghi.
Compie pause frequenti e brevi, non riesce a mantenere l’attenzione.
Presenta una memoria a breve termine compromessa, con momenti di confusione circa il passato ed il presente, in relazione a quello che sta accadendo.
Manca di capacità di individuare obiettivi, risolvere problemi e controllare il proprio comportamento.
Il paziente mostra spesso un uso non appropriato di oggetti, se non indirizzato da chi lo circonda.
È incapace di apprendere nuove informazioni.
Potrebbe essere in grado di svolgere compiti precedentemente imparati solo se indirizzato e guidato da qualcuno.
Risulta capace di rispondere appropriatamente a semplici comandi, sotto indicazioni e direttive previe.
Le risposte date a semplici comandi, senza l’aiuto esterno, potrebbero essere confuse e poco coerenti con ciò che viene richiesto.
Il paziente potrebbe mostrare la capacità di conversare del più e del meno per brevi periodi di tempo, quando le circostanze esterne glielo permettono.
Le sue affermazioni circa i fatti presenti potrebbero diventare inappropriate e confabulatorie se le circostanze esterne non lo favoriscono.

LIVELLO VI. RISPOSTE CONFUSE MA APPROPRIATE: ASSISTENZA MODERATA
Il paziente appare familiare alle persone, al tempo e al luogo in cui si trova.
Si mostra capace di svolgere compiti a lui molto noti, in circostanze non distraenti e per 30 minuti, con un’attenzione moderata.
La memoria remota è più chiara e dettagliata rispetto a quella recente.
Il paziente riconosce vagamente qualcuno dell’equipe medica.
Il paziente, con il massimo supporto, sa utilizzare tecniche mediche per aiutare la memoria.
Si mostra cosciente di se stesso, della sua famiglia e dei propri bisogni primari.
Un’assistenza moderata è sufficiente a far superare al paziente le difficoltà per cui non riesce a svolgere un determinato compito.
Ha bisogno di essere supervisionato per essere autosufficiente.
Necessita di un assistenza massima per apprendere nuovi compiti.

Non è consapevole dei suoi limiti, disabilità e rischi per la salute.
Risponde generalmente a comandi semplici.
Si esprime verbalmente in maniera appropriata, in situazioni a lui familiari.

LIVELLO VII. RISPOSTE AUTOMATICHE E APPROPRIATE: ASSISTENZA MINIMA PER COMPITI QUOTIDIANI
Il paziente, se in situazioni a lui familiari, si mostra consapevole delle persone e del luogo in cui si trova, necessitando di un’assistenza moderata per orientarsi nel tempo.
È capace di svolgere compiti semplici in situazioni non distraenti, per almeno 30 minuti, necessitando di un’assistenza minima per portarli a termine.
Necessita di un’assistenza minima per apprendere nuovi compiti.
Svolge e porta a termine compiti e doveri personali ma ricorda a fatica cosa ha fatto, richiedendo quindi un supporto minimo.
Si mostra apparentemente cosciente delle proprie condizioni ma non lo è delle specifiche disabilità e limiti che penalizzano la propria capacità di svolgere qualsiasi attività quotidiana, dal lavoro alla cura di se stesso, alle relazioni interpersonali.
Necessita di un’assistenza minima nello svolgere la propria routine a casa e al di fuori.
Pianifica utopisticamente il futuro.
Non è in grado di valutare adeguatamente le conseguenze di una decisione o di un’azione.
Si sopravvaluta.
Non si preoccupa dei sentimenti e bisogni altrui.
Si oppone e non collabora.
Non è capace di controllare comportamenti inappropriati.

Livello VIII. RISPOSTE APPROPRIATE E DECISE: ASSISTENZA OCCASIONALE
Generalmente è consapevole delle persone, del luogo e del tempo.
Si dimostra indipendente nello svolgere compiti a lui familiari per un’ora, in situazioni distraenti.
Ricorda e integra il passato con gli eventi più recenti.
Utilizza tecniche mediche per aiutare la memoria, prepara liste di cose da fare e appunta informazioni importanti per poi farne uso.
Svolge e porta a termine compiti di routine, da quelli della casa, a quelli delle relazioni interpersonali e del lavoro, attuando modifiche di tanto in tanto e necessitando solo di assistenza occasionale.
Si sopravvaluta o sottovaluta a seconda delle evenienze.
Si mostra consapevole dei sentimenti e dei bisogni altrui e risponde appropriatamente ad un’assistenza minima.
Si mostra depresso.
Si mostra irritabile.
Ha una bassa soglia di tollerabilità e si arrabbia facilmente.
Si dimostra polemico.
Si dimostra egoista.
Inusualmente dipendente o indipendente da qualcuno o qualcosa.
È capace di riconoscere interazioni sociali dovute a comportamenti inappropriati e quando ne è la causa, cerca di assumere atteggiamenti volti a recuperare.

Livello IX. RISPOSTE DECISE E APPROPRIATE: ASSISTENZA OCCASIONALE SU RICHIESTA
Il paziente passa indipendentemente da un compito all’altro, completandolo accuratamente, mostrando costanza per almeno due ore consecutive.
Usa tecniche mediche per stimolare la memoria, prepara liste di cose da fare e appunta informazioni, necessitando raramente di assistenza.
Svolge e porta a termine compiti familiari e personali, da quelli della casa a quelli del lavoro con assistenza occasionale, se richiesta.
Si mostra consapevole delle proprie disabilità e dei propri limiti quando interferiscono con la capacità di portare a termine dei compiti e di attuare misure correttive, per questo richiede un’assistenza minima per prevenire il problema ed evitarlo.
È in grado di pensare alle conseguenze delle proprie azioni e decisioni, assistito solo all’occorrenza.
È capace di valutare accuratamente le proprie capacità ma chiede di essere assistito per risolvere determinate richieste.
Lo stato depressivo potrebbe protrarsi anche in questa fase.
Potrebbe essere facilmente irritabile.
Potrebbe avere una bassa soglia di tollerabilità.
Si mostra capace di monitorare la giusta condotta delle proprie interazioni sociali con un’assistenza occasionale, se richiesta.

LIVELLO X – RISPOSTE DECISE E APPROPRIATE: INDIPENDENTE
Il paziente è capace di gestire più compiti contemporaneamente ed in tutte le situazioni, ma potrebbe necessitare di pause periodiche.
È totalmente in grado di gestire le tecniche mediche per aiutare la propria memoria.
Svolge e completa in maniera del tutto indipendente i compiti quotidiani, familiari e non, dal lavoro allo svago, ma potrebbe aver bisogno di un tempo maggiore o di strategie compensative.
Anticipa i propri limiti e disabilità per svolgere i compiti quotidiani e cerca di evitare le difficoltà prima che sopraggiungano, ma potrebbe aver bisogno di tempo in più e di strategie compensative.
Si mostra in grado di pensare in maniera indipendente alle conseguenze delle proprie decisioni e azioni, ma potrebbe necessitare di più tempo o di strategie per compensare le proprie mancanze.
È capace di riconoscere i bisogni ed i sentimenti altrui e di rispondere in maniera appropriata.
Potrebbero capitargli periodi di depressione.
Potrebbe mostrare una bassa soglia di tolleranza se malato, stanco o sotto stress.
Le interazioni sociali sono generalmente appropriate.

Disability Rating Scale (DRS)

La scala ha lo scopo di misurare i cambiamenti funzionali del paziente durante la ripresa dal coma. Il punteggio totale,che va da 0 (recupero completo senza alcun impedimento) a 30 (morte), definisce le diverse categorie di disabilità:

0= Nessuna disabilità
1= Disabilità lieve
2-3= Disabilità parziale
4-6= Disabilità moderata
7-11= Disabilità moderatamente severa
12-16= Disabilità severa
17-21= Disabilità estremamente severa
22-24= Stato vegetativo
25-29= Stato vegetativo grave
30= Morte

Apertura degli occhi                                
1= alla parola
2= al dolore
3= nessuna

Abilità di comunicazione                       
0= orientata
1= confusa
2= inappropriata
3= incomprensibile
4= nessuna

Miglior risposta motoria
0= su ordine
1= localizzata
2= generalizzata
3= in flessione
4= in estensione
5= nessuna

Nutrirsi
0= completa
1= parziale
2= minima
3= nessuna

Sfinteri
0= completa
1= parziale
2= minima
3= nessuna

Rassettarsi
0= completa
1= parziale
2= minima
3= nessuna

Livello funzionale
0= completa indipendenza                               
1= indipendenza con particolari necessità ambientali
2= dipendenza lieve
3= dipendenza moderata
4= dipendenza marcata
5= dipendenza totale

Impiegabilità
1= non ristretta
2= impieghi selezionati (competitivi)
3= lavoro protetto (non competitivo)
4= non impiegabile

Riabilitazione

Il metodo multidisciplinare

La maggior parte dei centri riabilitativi ha cominciato ad adottare un metodo multidisciplinare con l’aiuto di una squadra che opera su più fronti. Questa squadra include specialisti esperti in fisiatria, psichiatria, neurologia, psicologia, neuropsicologia, terapia occupazionale, terapia fisica, terapia verbale e terapia cognitiva.
In quanto specialisti nella medicina riabilitativa, i fisiatri sono generalmente i primi medici curanti dei pazienti aventi danni cerebrali. I neurologi sono specializzati nelle malattie che colpiscono il cervello, il midollo spinale, i nervi periferici ed i muscoli, comprese le crisi post-traumatiche, il dolore ed il mal di testa, i disturbi cognitivi, gli sbalzi di personalità ed i disturbi delle funzioni motorie. Gli psichiatri sono medici che diagnosticano e prescrivono medicinali e psicofarmaci per pazienti con lesioni post-traumatiche al cervello e che stanno soffrendo stati depressivi, rabbia, cambi d’umore e manie.
Gli psicologi invece, non sono medici, quindi limitano il loro lavoro a risolvere i problemi emozionali risultanti da lesioni post-traumatiche al cervello con l’aiuto della psicoterapia. Se possono consigliare l’utilizzo di un dato medicinale, non possono prescriverlo.

Un neuropsicologo invece, è uno psicologo abilitato a sottoporre verifiche psicologiche come ad esempio test scritti che servono a localizzare e quantificare le disfunzioni post-traumatiche del cervello.
I neuropsicologi riporteranno generalmente le loro considerazioni ai dottori o ad altri specialisti medici che si occuperanno del paziente. I terapisti cognitivi aiutano il paziente che soffre di lesioni al cervello a sviluppare nuove strategie per aiutare la memoria e ad esercitarsi a compiti intellettualmente più difficoltosi, come quelli che riguardano le funzioni esecutive cerebrali. I terapisti occupazionali invece, aiutano il paziente a recuperare una buona prontezza mentale e a risolvere problemi come l’abbottonarsi i vestiti, usare utensili, ecc., nel caso in cui avesse perso le capacità manipolative. I terapisti fisici infine, lavorano con i pazienti per migliorare le capacità motorie principali, come camminare, salire le scale, allungarsi e sollevarsi.

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