La Corte Suprema italiana ha confermato l’esistenza di una relazione di tipo “causale” tra il diffuso utilizzo di telefoni cellulare e il rischio di sviluppo dei tumori.
La Corte Suprema italiana ha confermato l’esistenza di una relazione di tipo “causale” tra il diffuso utilizzo di telefoni cellulare e il rischio di sviluppo dei tumori.
I giudici, preoccupati che potesse essere in atto un conflitto di interessi, hanno respinto i risultati ottenuti dalle ricerche cofinanziate dalle compagnie di produzione telefonica, tra cui lo studio dell’interfono condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La giustizia italiana si è affidata, invece, a una ricerca indipendente condotta da Lennart Hardell e dai suoi colleghi svedesi, la quale ha evidenziato come il crescente rischio di sviluppare un tumore al cervello sia legato ad un largo uso di telefoni cellulari.
La ricerca di Hardell, peraltro, è stata sostenuta da 31 esperti riuniti proprio dall’OMS, i quali classificavano l’energia delle radiofrequenze, incluse le radiazioni emesse dai telefoni cellulari, come potenzialmente cancerogene. In una serie di studi legati al rischio di sviluppo del tumore al cervello pubblicati sul “Journal of Clinical Oncology nel 2009 è stato ritenuto improbabile che nella ricerca cofinanziata dalla compagnia statunitense Telecom venissero fornite prove di un aumento di sviluppo del tumore al cervello dovuto all’utilizzo del telefono cellulare, tanto più che tali ricerche non sembrano essere state condotte secondo i metodi più appropriati. Nei detti studi si esprime preoccupazione riguardo al fatto che un conflitto di interessi possa aver influenzato le ricerche condotte e che i risultati ottenuti siano stati resi noti solo in parte.