Pressione intracranica

Assistenza legale e medico legale
per risarcimento danni

È la pressione all’interno della scatola cranica e quindi del tessuto cerebrale e del liquido cerebrospinale. È un elemento fondamentale per monitorare la salute e lo stato del cervello dopo aver subito una lesione.

Monitorare la PIC

Il cervello è racchiuso in una scatola non flessibile: il cranio.
Se si verificano cambiamenti che portano ad un aumento di pressione, il fluido che circonda il cervello non ha abbastanza spazio per svolgere al meglio la sua funzione.
I medici del pronto soccorso o delle strutture a lungodegenza, monitorano infatti costantemente la pressione, verificandone eventuali aumenti. Nell’adulto in stato salutare, la pressione intracranica oscilla solitamente intorno ai 10mmHg e qualsiasi misurazione che vada oltre i 20mmHg è considerata anormale. Quando la pressione intracranica è più alta di 40mmHg vi è quasi sempre una disfunzione neurologica (compromissione dello stato di coscienza, problemi respiratori, aumento pupillare, compressione cerebrale confermata da risonanze magnetiche), così come potrebbe esserci un danneggiamento dell’attività elettrica del cervello (elettroencefalografia anormale). Una pressione che si aggira intorno ai 60mmHg è fatale, mentre quella tra i 20 ed i 40mmHg è indice di conseguenze negative per i pazienti che ne soffrono.

I metodi per monitorare la pressione intracranica includono:
Catetere intraventricolare;
Monitoraggio a livello parenchimale;
Monitoraggio a livello subaracnoidale (meno preciso);
Monitoraggio subdurale ed epidurale (meno preciso);
Monitoraggio attraverso la vena giugulare (necessario nei pazienti in coma farmacologico).

Il problema dell’aumento della pressione intracranica risiede nel fatto che il fluido cerebrospinale sotto pressione tende a deformare il cervello stesso, pressando sul tessuto così da causare vere e proprie lesioni. Una risonanza magnetica o una tomografia computerizzata effettuate al pronto soccorso o nelle ore successive, possono mostrare lo spostamento del tessuto a causa della pressione: questo comportamento è chiamato spostamento della linea mediana. Attraverso queste tecniche i medici possono verificare l’aumento della pressione e possono monitorarla direttamente attraverso il cranio.

Metodi per abbassare la PIC

Vi sono numerose strategie usate per abbassare la PIC ed evitare di provocare ulteriori danni al cervello:

MANNITOLO
È un farmaco comunemente usato per cercare di abbassare la pressione intracranica.

COMA
I medici possono decidere di indurre ai pazienti un coma barbiturico come alternativa per alleviare la pressione (più spesso chiamato coma farmacologico). Questo tipo di coma può durare da giorni a settimane.

IPOTERMIA
Questa tecnica sta prendendo sempre più piede: la temperatura interna del corpo viene abbassata a 35 gradi o anche più, per rallentare il flusso del sangue e degli altri fluidi cerebrali. Studi hanno dimostrato come questo metodo possa alla lunga dare risultati migliori.

SHUNT CEREBRALE
L’inserimento di uno “shunt”, un sistema di drenaggio, permette la fuoriuscita del fluido cerebrospinale attraverso il cranio (funge come un piccolo rubinetto). Questo metodo è utilizzato su pazienti che presentano un’alterazione della pressione ormai da molto tempo, nel tentativo di mantenerla entro i limiti normali. Il drenaggio può perdurare giorni o mesi.

CRANIECTOMIA DECOMPRESSIVA
Questo metodo è da considerarsi un sistema quasi estremo, da prendere in considerazione nel momento in cui tutti gli altri si sono dimostrati inutili. Durante quest’intervento chirurgico, viene rimossa una parte della superficie del cranio in modo da lasciare spazio al cervello e permettere al fluido di resistere alla pressione.
Le conseguenze di una pressione intracranica troppo elevata possono dare spesso luogo a sanguinamenti lenti. Nei casi in cui questo si verifica, soprattutto se i pazienti sono bambini non in grado esprimersi o anziani, si potrebbero verificare delle cadute o qualsiasi altro tipo di

lesione, a volte senza nemmeno aver perso coscienza.
Nei pazienti più anziani, le vene del cervello sono più delicate e può capitare che si lacerino. Da qui, i sanguinamenti lenti che potrebbero creare accumuli e dunque portare la pressione a salire per molte ore. Chi soffre di questi disturbi purtroppo non potrà fare altro che andare incontro ad un graduale peggioramento. Questa è pertanto una delle ragioni per cui la tomografia computerizzata viene effettuata regolarmente in pazienti che hanno sofferto di sanguinamenti al cervello. Gli anziani che hanno sperimentato episodi di questo tipo dovrebbero sottoporsi ad una tomografia con cadenza regolare, in modo tale da prevenire brutte conseguenze.
Il danno cerebrale che subisce l’encefalo dopo essere stato soggetto ad un aumento di pressione, per un sufficiente periodo di tempo, può essere esteso e grave. Spesso, i risultati dei danni che subisce il cervello in seguito ad un aumento PIC non possono risultare tramite risonanze magnetiche, anche per molte settimane da quando si verifica lo sbalzo. A seconda poi di dove sia avvenuta la deformazione cerebrale, potrebbero esserci dei piccoli UBO (Unidentified bright objects) che sono dei piccoli puntini bianchi presenti sulle risonanze magnetiche volti ad indicare tracce di tessuto morto. Oppure, potrebbero manifestarsi delle lesioni più centrali sulla superficie esteriore del cervello, punto in cui evidentemente quest’ultimo è stato pressato verso il cranio (durante lo sbalzo di pressione). A volte, il danno cellulare potrebbe non rendersi visibile ma comunque potrà essere diagnosticato tramite accurati test neuropsicologici.
In generale, se la pressione si presenta in condizioni anormali, è necessario procedere per gradi in modo tale da riuscire a ridurla. I familiari e le persone care che agiscono per tempo e che consultano regolarmente i medici, sono spesso fortunati e riescono ad evitare le conseguenze più gravi. Al contrario, non agire tempestivamente significherebbe aumentare il rischio di ulteriori danni.

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